IL PURGATORIO DELL’ANGELO
Maurizio De Giovanni
TRAMA
È maggio, e la città si risveglia per avviarsi verso la stagione piú bella. Eppure il male non si concede pause. Su una lingua di tufo che si allunga nel mare di Posillipo viene trovato il cadavere di un anziano prete. Qualcuno lo ha barbaramente ucciso. È inspiegabile, perché padre Angelo, la vittima, era amato da tutti. Un santo, dicono. Un fine teologo, un uomo che nella vita ha donato conforto a tante persone. Un confessore. È maggio, e anche se il sole e la luna sono un incanto, Ricciardi è piú inquieto che mai. Lui ed Enrica hanno cominciato a incontrarsi, ma il commissario non può continuare a nasconderle la propria natura, il segreto che a lungo lo ha tenuto lontano da lei. È maggio, e i rapinatori sembrano diventati cosí abili che il brigadiere Maione rischia di perdere la testa nel tentativo di catturarli. Forse perché sente profonda la mancanza di Luca, il figlio morto, e vorrebbe spiegarlo alla moglie. Ma non è bravo con le parole. È maggio, è tempo di confessioni.
RECENSIONE
L’abilità, oramai risaputa, di De Giovanni sta sostanzialmente nel destreggiarsi tra le caratteristiche forti e profonde dei suoi personaggi, così dense e intricate come i vicoli contorti e variegati della Napoli Anni ’30 in cui la serie del commissariato è ambientata. L’omicidio di un padre gesuita anziano sconvolge l’intera comunità. La santità di quest’uomo è riconosciuta in tutta la città e il commissario Ricciardi si sente intrappolato in questa indagine, come un topo in un labirinto senza uscita. Intanto il rapporto di Riccardi con Enrica prende una piega inaspettata, descritta sapientemente da De Giovanni con dovizia di particolari, dando, come accade spesso nei suoi romanzi, spazio alle emozioni più profonde dei suoi personaggi. Intanto Maione, il fidato brigadiere e mentore di Ricciardi, crede di aver ritrovato il figlio Luca, morto da poliziotto anni prima, negli occhi e nei modi di fare di un giovane appuntato, nonostante l’avversione esplicita dell’amata moglie Lucia. De Giovanni, attraverso il suo stile elegante e appassionato, riesce a tenere in bilico i casi da risolvere e le complicate vite dei personaggi principali, mescendole con arte per servirle al lettore come un vino di ottima annata. In questo romanzo è forte il richiamo alla religione e alla fede, intesa in senso ampio, dei singoli personaggi nei confronti della proprie passioni e convinzioni. Indubbiamente, De Giovanni ha centrato l’obiettivo, tenendo il lettore in suspence fino alla fine, con un finale inaspettato e impensabile. Un nuovo capitolo della serie che non tradisce le attese per lo stile e per la capacità di innovare rimanendo fedele a se stesso.
Autore: Maurizio De Giovanni
Editore: Einaudi
Collana: Stile Libero Big
Anno di pubblicazione: 2018
Pagine: 328 p., Brossura
Genere: Narrativa gialla
ETA’ DI LETTURA CONSIGLIATA: 18+
“Certe domeniche sembrano perfette, ci avete fatto caso? Arrivano in una stagione né fredda né calda, e si rivelano dalle prime ore del mattino semplicemente giuste: il cielo stellato si illumina un po’ alla volta, ma senza movimenti bruschi, lasciando avanzare la luce nella notte dolce e gentile, animata dalla brezza del mare e da quella del bosco. erba e sale insieme nell’aria. Il profumo è un ingrediente necessario, per una domenica perfetta. Per esempio quello dei fiori. Il profumo dei fiori. Perché una domenica perfetta di maggio si può riconoscere anche dal viaggio di un singolo fiore.”
“E pensava che da lì a poco avrebbe assistito a un triste, doloroso contrasto tra quell’esplosione della vita, le promesse di fioritura e d’amore, e l’incombenza della morte. Ogni ragazzino aggrappato ai sostegni dei tram, ogni ciclista che pericolosamente attraversava la via distraendosi per guardare qualche bella ragazza che ancheggiava sul marciapiedi, ogni vecchio che sospirava di fronte a scale che non riusciva più a salire esprimevano la forza e il desiderio vitale che Bianca non avrebbe trovato nel luogo in cui si stava recando.”
“Forse un giorno la città si arrampicherà fin quassù. Forse un giorno anche questa collina dolce fatta di campagna e odore di mare, di galline e di cime di alberi scompigliate dal vento sarà fatta di strade e case e rumori di ferro, invece che di canzioni e di sospiri.”