#24 LA PIAZZA DEI BOOKLOVERS

IL LEOPARDO

Jo Nesbø

 

 

TRAMA

Oslo. Due donne vengono trovate morte: i polmoni pieni di sangue e ventiquattro ferite in bocca. Nessun indizio. Un caso perfetto per Harry Hole, commissario specializzato in omicidi seriali, alcolista, uomo rude e solitario. Peccato si sia rifugiato a Hong Kong per sfuggire al proprio passato. Soltanto quando lo informano che il padre sta morendo in un ospedale, Hole decide di tornare in città. E subito scopre un dettaglio che sconvolge le indagini: le vittime hanno dormito nello stesso rifugio di montagna. Un killer, scaltro e selvaggio come un leopardo, sta braccando tutti gli ospiti di quella notte, uno a uno: Hole è l’unico che può fermarlo.

RECENSIONE

Jo Nesbø ancora una volta sorprende il lettore attraverso uno stile tutt’altro che scontato e banale. Il suo trasformismo letterario è ancorato solidamente al noir e al thriller internazionale ma con connotazioni fortemente nordeuropee.

Il protagonista Harry Hole, rifugiato ad Hong Kong per sfuggire ai mille tormenti della sua vita, viene richiamato in Norvegia perché il padre è in fin di vita, ma in realtà la Polizia norvegese ha un bisogno estremo delle sue impareggiabili qualità da detective.

Ancora una volta Nesbø è riuscito a far ruotare le vicende, primarie e secondarie, i problemi personali e le vicissitudini della polizia norvegese intorno al personaggio controverso del commissario Harry Hole. L’autore insiste fortemente sulle debolezze del protagonista, rispetto ai suoi talenti, perché in fondo vuol comunicare al lettore che le persone straordinarie sono le persone comuni e normali, dove si nascondono i migliori pregi.

La complessità del caso induce il lettore a ripensare più volte al possibile assassino, inducendolo fino alla fine a creare un vortice di ipotesi tutte plausibili e al contempo sbagliate. Questo è il segreto della scrittura di Nesbø, capace di essere sempre interessante e mai banale.

Inoltre, come spesso accade nei testi della serie del commissario Hole, le contraddizioni e i sentimenti del protagonista si scatenano nei momenti topici della storia, dando vita ad un meccanismo perfetto che muove i suoi ingranaggi tra tensione e suspence.

Nesbø è riuscito per l’ennesima volta a catturare a 360 gradi l’attenzione del lettore, senza tralasciare le storie personali dei protagonisti e alimentando lo sviluppo del caso, e della sua soluzione, proprio attraverso l’utilizzo delle storie private di ogni personaggio.

Infine, leggere e assaporare questo testo significa anche carpire e impossessarsi di alcuni tratti distintivi della cultura e della natura norvegese, che donano al lettore ottimi spunti per un viaggio immaginario tra i fiordi e le montagne del nord Europa.

 

Autore: Jo Nesbø

Editore: Einaudi

Collana: Super ET

Anno di pubblicazione: 2017

Pagine: 770 p.

Genere: Narrativa scandinava

ETA’ DI LETTURA CONSIGLIATA: 18+

 

CITAZIONI

Dunque, aveva detto che non avrebbe accettato il caso. Che aveva un padre in ospedale, ed era l’unico motivo per cui era tornato. Quello che non aveva detto era che, potendo scegliere se essere informato oppure no della malattia del padre, avrebbe preferito non sapere niente. Perché non era tornato per amore. Era tornato per vergogna.

 

Harry girò la chiave ed entrò in casa. Spinse l’interruttore appurando che non avevano ancora tagliato l’energia elettrica. Si tolse il cappotto, andò in soggiorno, mise su i Deep Purple, decisamente la sua band preferita nella categoria «involontariamente-buffo-ma-bellissimo». Speed King. Ian Paice alla batteria. Si lasciò cadere sul divano e si premette i polpastrelli contro le tempie. I cani alla catena tiravano. Ululavano, ringhiavano, cercavano di azzannare, straziavano le interiora con i denti. Se li avesse sciolti adesso, non sarebbe potuto più tornare indietro. Non questa volta. Prima aveva sempre avuto dei motivi sufficienti per smetter di bere. Rakel, Oleg, il lavoro, forse perfino suo padre. Adesso non li aveva più. Non poteva succedere. Niente alcol. Perciò doveva procurarsi uno sballo alternativo. Uno sballo controllabile. Grazie, Kaja. Non si vergognava? Certo che si vergognava. Ma l’orgoglio era un lusso che non sempre si poteva permettere.

L’accendino gli cadde di mano e si schiantò sul tavolo di vetro. Harry si sentì aumentare i battiti del cuore. Quando indagavano su un omicidio, c’era sempre tanta gente che offriva dritte, consigli, supposizioni. Gente pronta a giurare di aver visto, di aver sentito o di aver sentito dire: la polizia aveva un po’ di tempo per darle retta? Spesso erano le stesse persone a farsi avanti, ma saltava sempre fuori qualche nuovo chiacchierone sbalestrato. Harry aveva già capito che non si trattava di questo. La stampa si era diffusa molto sul caso, la gente era in possesso di parecchie informazioni. Ma nessuno del pubblico sapeva che Elias Skog era stato incollato alla vasca da bagno. Né aveva il numero di telefono riservato di Harry.

Harry si concentrò cercando di fare dei profondi respiri di pancia. Di assimilare pian piano quell’informazione. Le foto erano state ritagliate dai giornali o stampate, probabilmente dai notiziari on-line. Eccetto quella di Adele. Il suo cuore sembrava una grancassa che con tonfi sordi cercava di far affluire più sangue al cervello.

Mentre buttava la cenere dalla sigaretta Øystein inclinò lievemente la testa da una parte. E a Harry venne da piangere. Semplicemente perché vide gli anni che erano diventati la loro vita, che erano diventati loro stessi, nel modo in cui il suo amico buttava la cenere come aveva sempre fatto, piegandosi di lato come se la sigaretta fosse troppo pesante, la testa inclinata come se il mondo gli piacesse di più da un prospettiva un po’ sghemba, la cenere per terra in un capanno adibito a fumeria a scuola, in una bottiglia di birra vuota a una festa in cui si erano imbucati, sul freddo cemento grezzo di un bunker.  

Bear Krustosky

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