#56 LA PIAZZA DEI BOOKLOVERS

QUEL CHE AFFIDIAMO AL VENTO

Laura Imai Messina 

TRAMA

Sul fianco scosceso di Kujira-yama, la Montagna della Balena, si spalanca un immenso giardino chiamato Bell Gardia. In mezzo è installata una cabina, al cui interno riposa un telefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone vi convogliano ogni anno migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con chi è nell’aldilà.
Quando su quella zona si abbatte un uragano di immane violenza, da lontano accorre una donna, pronta a proteggere il giardino a costo della sua vita. Si chiama Yui, ha trent’anni e una data separa quella che era da quella che è: 11 marzo 2011. Quel giorno lo tsunami spazzò via il paese in cui abitava, inghiottì la madre e la figlia, le sottrasse la gioia di essere al mondo. Venuta per caso a conoscenza di quel luogo surreale, Yui va a visitarlo e a Bell Gardia incontra Takeshi, un medico che vive a Tokyo e ha una bimba di quattro anni, muta dal giorno in cui è morta la madre.

RECENSIONE

Nel 2011 un terrificante tsunami si abbatté sul Giappone. Le immagini erano ovunque, i video riempivano i Tg testimoniando la distruzione e il dolore. Nonostante ciò, quel dolore era qualcosa di lontano da noi.
“Quel che affidiamo al vento” invece ci trasporta indietro in quei giorni dopo il disastro e ci immerge totalmente in quella sofferenza. Questo romanzo racconta il dolore per la perdita di una persona cara, è il viaggio nella sofferenza più profonda e, infine, nella sua accettazione.
La magia di questo romanzo, oltre nella delicatezza del racconto dei sentimenti, sta nel luogo che descrive: Il Giardino di Bell Guardia Kujira – Yama.
Un luogo che esiste veramente e che ha al suo interno la magica cabina telefonica, una cabina in disuso ma che accoglie ogni giorno le preghiere, confessioni e riflessioni di persone che hanno subito una grande perdita.
Nonostante sia un posto reale però non deve essere considerato una meta turistica in quanto, nel libro come nella realtà, è un posto prezioso per chi vuole trovare conforto ad affidare le proprie parole al vento.
L’autrice, Laura Imai Messina, scrive di emozioni difficili da mettere nero su bianco ma lo fa con una toccante eleganza.
Il linguaggio è semplice, delicato ma diretto. Pagina dopo pagina l’autrice ci fa inoltre conoscere una cultura molto diversa dalla nostra, quella giapponese, fatta anche di parole che non possono essere tradotte perché rappresentano un mondo a sé. La scrittura gioca molto con il tempo, passato presente e futuro infatti si intrecciano in una trama che stuzzica la curiosità di chi legge.
Il lettore ha per le mani un libro che apre la mente e che lo porta ad immaginare una conversazione tra quello che è reale e tra ciò che speriamo lo sia, anche se non lo si può vedere.
“Quel che affidiamo al vento” è un libro che fa riflettere, che ferisce ma che alla fine regala speranza e calore, oltre a meravigliose immagini della cultura orientale.

Autrice: Laura Imai Messina
Editore: Piemme
Anno prima pubblicazione: 2020
Pagine: 248
Genere: Narrativa Italiana
Età Lettura consigliata: 18+

CITAZIONI

“Il momento in cui si incontravano iniziò ad apparire a entrambi non come il raccogliersi di due sconosciuti, bensì come un ritorno.
Era lui che tornava a lei. Era lei che tornava a lui.”


“Anche la cosa più enorme la puoi tagliare in piccolissime parti […] Anche il problema più grande. Tutto quanto lo si può infilare in una cornice.”


“Di chi non si sa nulla, non c’è niente da dire. Di chi non si sa nulla, nulla più importa.
In quel luogo di confino, Yui scoprì d’aver imparato un’altra cosa importante, ovvero che un uomo bastava tacerlo per eliminarlo per sempre. Per questo serviva ricordare le storie, parlare con le persone, parlare delle persone. Ascoltare le persone parlare di altre persone. Anche dialogare con i morti, se fosse servito.”


“E comunque di gente felice sul serio, completamente, tu ne hai mai incontrata?
Io credo di no”

E.P.

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