#57 LA PIAZZA DEI BOOKLOVERS

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI

Geoge Orwell

TRAMA

Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri. Stanchi dei soprusi, gli animali di una fattoria decidono di ribellarsi agli umani e, cacciato il proprietario, danno vita a un nuovo ordine fondato sull’uguaglianza. Ben presto, però, emerge tra loro una nuova classe di burocrati, i maiali, che con astuzia, cupidigia e prepotenza si impongono sugli altri animali. L’acuta satira orwelliana contro il totalitarismo è unita in questo apologo a una felicità inventiva e a un’energia stilistica che pongono “La fattoria degli animali” tra le opere più celebri della narrativa del Novecento.

RECENSIONE

La lettura di quest’opera non può e non deve essere uno svago, perché racchiude in modo sapiente e ben strutturato il sistema di relazioni umane e politiche che a partire dal XX secolo si sono instaurate in maniera preponderante negli Stati democratici di tutto il mondo. George Orwell è diventato, anche grazie alla “Fattoria degli Animali”, un mostro sacro della letteratura mondiale del Novecento. La sua satira tagliente trova spazio ed è sviluppata a livelli eccellenti in questo testo, tanto da far passare “quasi” in secondo piano la trama stessa della narrazione. Se il lettore che si accingesse nella lettura di questo testo, non avesse coscienza e conoscenza del momento storico e politico trattato, potrebbe trovarsi di fronte ad una magnifica opera di satira moderna basata sui rapporti “umani/animali” senza nessun sostrato politico o sociale di rilevante interesse.
E invece, al contrario, Orwell ha preferito smontare i canoni tradizionali della scrittura per temi politici, sociali e filosofici, per portare la tematica su un livello melodrammatico inaspettato e probabilmente innovativo per l’epoca.
In realtà, questo stile innovativo si adatta perfettamente alla forma del tema trattato, poiché ricalca con precisione assoluta tutti gli aspetti della natura animale (umana) nei rapporti con gli altri a livello sociale, politico e sostanzialmente filosofico.
La satira di Orwell regala uno spaccato allegorico, ma molto realistico, di una società animale in grado emanciparsi dai “padroni umani” per costruire un mondo più giusto ed equo, dove il concetto di giustizia e libertà saranno alla base della democratica convivenza tra pari.
La satira, quindi, ha permesso ad Orwell di ridurre ai minimi termini, adattandosi al linguaggio “semplice” del popolo, le questioni politiche e sociali della società inglese ed occidentale dell’epoca, rendendola patrimonio culturale di tutti.
Chiaramente l’intento principale dell’autore è l’aspra critica nei confronti del comunismo che si proponeva come il nuovo ordine democratico politico, ma che in realtà si trasformò ben presto in totalitarismo dittatoriale antidemocratico.
L’opera di Orwell è un gioiello letterario, politico e storico, che non può assolutamente mancare tra i libri delle nostre librerie, perché la sua importanza intrinseca lo rende necessario per comprendere la storia delle nostre società dell’ultimo secolo.

Autore: George Orwell
Editore: Newton Compton Editori
Anno prima pubblicazione: 1945
Pagine: 160
Genere: Classici
Età Lettura consigliata: 16+

CITAZIONI

“E ricordate, compagni, che la vostra risoluzione mai deve vacillare. Nessun argomento vi faccia deviare. Non date ascolto quando vi si dice che l’uomo e gli animali hanno un comune interesse, che la prosperità dell’uno è la prosperità degli altri. E’ tutta menzogna. L’uomo non serve gli interessi di nessuna creatura all’infuori dei suoi. E fra noi animali ci sia perfetta unità di vedute, solidarietà perfetta in questa lotta. Tutti gli uomini sono nemici. Tutti gli animali sono compagni.”

“Tre notti più tardi il Vecchio Maggiore moriva pacificamente nel sonno. Il suo corpo fu seppellito al margine del frutteto.
Ciò avveniva nei primi giorni di marzo. Nei tre mesi che seguirono vi fu grande attività segreta. Il discorso del Vecchio Maggiore aveva dato agli animali più intelligenti una visione affatto nuova della vita. Non sapevano quando sarebbe avvenuta la Rivoluzione preconizzata dal Vecchio Maggiore, non avevano ragione di credere che essa sarebbe avvenuta durante il loro periodo di vita, ma vedevano chiaramente che era loro dovere prepararla. L’opera di propaganda e di organizzazione cadde naturalmente sui maiali, la cui intelligenza superiore era generalmente riconosciuta da tutti gli animali. Preminenti fra i porci erano due giovani verri, chiamati Palla di Neve e Napoleon, che il signor Jones stava allevando per la vendita. Napoleon era un grosso verro del Berkshire dall’aspetto piuttosto feroce, l’unico Berkshire della fattoria, non molto comunicativo, ma in fama di voler sempre fare a modo suo. Palla di Neve era un maiale più vivace di Napoleon, più svelto nel parlare e di maggiore inventiva, ma stimato di una minor profondità di carattere. Tutti gli altri maiali maschi della fattoria erano destinati al macello. Il più noto fra essi era un porchetto grasso chiamato Clarinetto, con guance assai rotonde, occhi vivi, mosse agili e voce acuta. Era un parlatore brillante e quando stava svolgendo qualche punto difficile aveva un modo tutto suo di saltellare da un lato all’altro e di menare la coda in gesto molto persuasivo. Gli altri dicevano di Clarinetto che avrebbe saputo far vedere bianco per nero.”

Nessuno degli altri animali della fattoria poté andare oltre la lettera A. Si trovò pure che le bestie più stupide, come le pecore, le galline e le anitre, non riuscivano a imparare a memoria i Sette Comandamenti. Dopo molto pensare, Palla di Neve dichiarò che i Sette Comandamenti potevano effettivamente venir ridotti a un’unica massima, e cioè: «Quattro gambe, buono; due gambe, cattivo». Ciò, disse, contiene il principio essenziale dell’Animalismo. Chi si fosse bene imbevuto di tale massima sarebbe stato al sicuro da ogni influenza umana. Dapprima gli uccelli protestarono, sembrando loro di aver anch’essi due gambe, ma Palla di Neve riuscì a dimostrare che le cose stavano diversamente. «Le ali degli uccelli, compagni» disse «sono un organo di propulsione e non di manipolazione. Devono quindi essere considerate come gambe. Il segno distintivo dell’uomo è la mano, lo strumento col quale egli fa tutto ciò che è male.”

Bear Krustowsky

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