Io la troverò. La serie Nero a Milano
Romano De Marco
L’ultima chance di riscatto
TRAMA
Era il miglior poliziotto di Milano. Ora, dieci anni dopo, Marco Tanzi è un clochard, un barbone che vive nei parchi e agli angoli delle strade, mimetizzandosi con il degrado di una città che non ha spazio per gli sconfitti. Capelli lunghi, barba incolta, vestiti sporchi, dell’uomo di un tempo rimane ben poco: un gigante di un metro e novantotto che annega nell’alcol il suo male di vivere. Nella sua discesa all’inferno ha abbandonato moglie e figlia, ha tradito il suo ex collega ed ex migliore amico Luca Betti e ha disonorato il distintivo, macchiandosi di reati che gli sono costati sette anni di carcere. Eppure, una sera, quella vita che sembrava ormai segnata da un inesorabile declino viene scossa da un evento inatteso: Giulia, la figlia che Tanzi non vede da anni, scompare misteriosamente. Mettendo da parte gli antichi dissapori, Betti decide di rintracciare il vecchio collega per informarlo dell’accaduto e d’un tratto, nell’azzurro glaciale degli occhi di Tanzi, passa un lampo, un barlume di umanità che riaffiora dal passato e sfugge al dominio delle ombre. Ora ha una missione: ritrovare Giulia. A ogni costo. Inizia così una caccia mortale che, in un crescendo di tensione e violenza, catapulterà Tanzi e Betti nel giro del porno clandestino e della tratta delle bianche. Un mondo parallelo e sconosciuto, nel quale solo chi ha già visto in faccia i propri incubi peggiori può riuscire a sopravvivere.
RECENSIONE
Romano De Marco con questo noir analizza una tematica delicata che tocca da vicino, probabilmente inconsapevolmente, la vita di ognuno di noi in maniera diretta o indiretta: la “tratta delle bianche”.
La difficoltà di questo argomento non ha indotto l’autore a banalizzare la trattazione di un tema sociale che coinvolge le giovani donne che purtroppo cascano nelle reti di criminali senza scrupoli, organizzati e sparsi in ogni livello delle società occidentali.
La trama articolata, seppur semplice nell’obiettivo da raggiungere, del romanzo regge dall’inizio alla fine senza cedere ad eventi contradditori grazie ad un ottimo lavoro di cesellatura scrittoria che modella sapientemente i personaggi di capitolo in capitolo.
Quest’espediente aiuta a mantenere la tensione del racconto sempre elevata e, inoltre, permette di svelare con i giusti intervalli temporali le caratteristiche peculiari e i segreti nascosti dei protagonisti.
Betti e Tanzi sono l’uno l’alter ego dell’altro: uno ha mantenuto il posto di lavoro e la fiducia dei colleghi, l’altro ha perso il lavoro e ha infangato gli ex colleghi con accuse false; il primo ha ancora una famiglia, l’altro ha distrutto i rapporti con la ex moglie e la figlia Giulia.
Nello svolgersi della trama gli eventi che coinvolgono entrambi porteranno delle novità interessanti nelle vite di entrambi, tanto da rendere meno scontato questo binomio polarizzato. Tocca al lettore stabilire, secondo la propria interpretazione e la propria esperienza, posizionare i personaggi in una categoria precisa o semplicemente non posizionarli affatto.
I rapporti interpersonali tessuti con trama fine e di ottima qualità garantiscono una lettura piacevole, intrigante e semplice (ma mai scontata e semplicistica).
L’obiettivo comune di salvare Giulia, figlia di Tanzi, sconvolgerà gli equilibri che fragilmente si sono mantenuti in piedi in anni di distanza e di indifferenza.
In conclusione, nessun è condannabile in eterno, ognuno paga per le proprie colpe e forse una chance ulteriore è alla portata di tutti, o quasi…
Autore: Romano De Marco
Editore: Feltrinelli
Anno : 2014
Pagine: 214
Genere: Noir
Età Lettura consigliata: 18+
CITAZIONI
“Rifletto su quanto siano assurde certe dinamiche nelle relazioni fra uomo e donna. Ostentiamo la presunta superiorità dell’aspetto sentimentale rispetto a quello sessuale quando, in realtà, l’esperienza ci insegna che siamo fatti di istinti e che sono quelli a dominare le nostre azioni. Non smettiamo mai di considerarci più di ciò che in realtà siamo, ovvero degli animali presuntuosi.”
“È come una malattia latente, un tumore curato ma che può degenerare in metastasi da un momento all’altro. È come la paura di invecchiare o di morire. La teniamo nascosta in un cassetto, la ignoriamo, pensiamo di potercela cavare continuando a rimandare il problema. Poi, quando il mondo ci crolla davanti agli occhi, capiamo che avremmo dovuto impiegare un po’ del nostro tempo a progettare una difesa per quel momento. E forse ci sbagliamo anche in quel caso. Perché in realtà non esiste difesa contro certe malattie, e nemmeno contro la vecchiaia o la morte. E non c’è difesa neanche contro il destino che di colpo bussa alla porta per regolare i conti.”
“Milano non lo aiuta di certo a sconfiggere questa sua malinconia. C’è qualcosa di sbagliato nel modo in cui questa città fagocita tutto il dolore, la solitudine, persino la gioia delle persone che ci vivono. È come un enorme frullatore all’interno del quale le emozioni, le sensazioni, le individualità, vengono anestetizzate, sezionate, abilmente nascoste e restituite al mondo sotto forma di un costante, perpetuo grigiore.”
Bear Krustowsky