ZORBA IL GRECO
Nikos Kazantzakis
L’amicizia pura ed eterna
TRAMA
È l’alba di una ventosa mattina d’autunno al Pireo, quando un giovane intellettuale greco incrocia sulla sua strada l’esuberante operaio Alexis Zorba: la sua vita non sarà più la stessa. Il narratore progetta da settimane, con titubanza, di cambiare la propria esistenza, sinora impostata sullo studio, per dedicarsi a imprese concrete, che possano incidere davvero sul mondo. Sta per imbarcarsi alla volta di Creta, dove intende riaprire una miniera di lignite in disuso per “vivere assieme a uomini semplici, operai, contadini, lontano dalla genia dei topi di biblioteca”, quando il suo sguardo incontra quello fiammeggiante di un uomo sui sessantacinque anni, altissimo e magrissimo, che gli chiede, di punto in bianco, di portarlo con sé. Ha inizio così un’impresa che trascende quella mineraria e diviene la storia di un’amicizia unica e indissolubile. La morte permea le giornate dei due uomini, tra crolli accidentali, omicidi e giovani che muoiono per amore. Ma nessuna disgrazia sembra in grado di frenare l’energia inesauribile che è Alexis Zorba: gli anni che porta sulle spalle non hanno affievolito il gusto e lo stupore con cui assapora la vita, sia che lavori in miniera, che affronti i monaci squinternati del monastero lì vicino, che faccia l’amore o racconti storie mirabolanti sulle proprie avventure. La sua saggezza e la sua vitalità travolgeranno il giovane narratore, cambiandogli lo sguardo e i pensieri.
RECENSIONE
Nikos Kazantzakis, il più celebre ed importante scrittore greco del Novecento, con “Zorba il greco” (traduzione italiana dal titolo greco “Βίος και Πολιτεία του Αλέξη Ζορμπά”) ha donato alla letteratura un romanzo che consacra a livelli altissimi l’amicizia tra due esseri umani.
I due personaggi principali, Zorba e il narratore, appartengono a due categorie sociali e culturali completamente agli antipodi. Il primo è un uomo di mezza età con un vissuto profondo grazie ai numerosi e disparati lavori svolti nel corso della sua esistenza, arricchita da viaggi e tante storie con donne conosciute nei luoghi visitati ed abitati. Il secondo è un’intellettuale, idealista e profondamente riflessivo.
Inoltre, Zorba è una persona che vive pienamente ogni istante del tempo concessogli, senza considerare troppo le possibili conseguenze delle azioni intraprese, guidato dall’istinto e dall’intensa voglia di vivere ed affrontare le giornate a petto in fuori.
Dal canto suo, il narratore denota numerose difficoltà ad imbarcarsi in azioni che valicano la propria zona di controllo, ha il timore di non poter affrontare gli ostacoli che la vita potrebbe porgli nell’intraprendere strade nuove ed avventure ignote.
Il destino, qualcuno direbbe il caso, il ha fatti incontrare nella locanda di un porto e, come Kazantzakis descrive chiaramente, scatta un vero e proprio colpo di fulmine tra i due uomini che li porterà sull’isola di Creta a vivere intensamente quella che si rivelerà, inconsapevolmente per entrambi, un’amicizia autentica, vera e genuina.
La qualità di scrittore dell’autore, ad avviso di chi scrive, si denota particolarmente nei passaggi riflessivi personali dei personaggi e nei loro dialoghi che, tra concetti di natura accademica e semplificazioni dettate dall’esperienza personale di vita vissuta, crea un sapiente compendio di filosofia che potrebbe riguardare la vita di ogni essere umano.
Questo libro è un vero e proprio viaggio introspettivo nell’animo umano che ad ogni tappa della vita evolve, cambia, migliora o peggiora, e senza dubbio arricchisce il viaggiatore e gli accompagnatori.
Autore: Nikos Kazantzakis
Editore: Universale Economica Feltrinelli
Pagine: 381
Anno di prima pubblicazione (nella traduzione di N. Crocetti): 2021
Genere: Narrativa
Età lettura consigliata: 14+
CITAZIONI
“”Oh, continui a fare domande! Mi è girata così, fratello! Cerchi l’ortografia nel culo della mugnaia. Il culo della mugnaia è la mente umana.”
Avevo letto molte definizioni della mente umana; questa mi parve la più straordinaria, e mi piacque. Guardai il mio nuovo compagno: aveva il viso pieno di rughe, scavato, simile a un legno tarlato, segnato dalle intemperie. Alcuni anni dopo, un altro viso mi fece la stessa impressione di un legno corroso e ritorto: quello di Panait Istrati.”
“Si guardò intorno; le porte erano chiuse, il pappagallo dormiva, i conigli facevano l’amore, eravamo soli. E cominciò ad aprirci il suo cuore, così come apriamo un vecchio baule pieno di spezie, di lettere d’amore ingiallite, di vecchie toilette…
Biascicava il greco alla bell’e meglio, confondeva le sillabe, voleva dire una parola e gliene usciva un’altra. Però, grazie al vino, la capivamo perfettamente, a volte trattenendo a stento le risa, altre volte – dopo che avevamo bevuto un po’ di più – senza riuscire a trattenere il pianto.”
“Le stelle tremolavano, il mare sospirava tranquillo leccando le conchiglie; una lucciola aveva acceso la sua lanternina erotica sotto il ventre; i capelli della notte stillavano rugiada. Mi distesi sulla spiaggia immergendomi nel silenzio senza pensare a niente; divenni una cosa sola con la notte e col mare, la mia anima era una lucciola che aveva acceso la sua lanternina erotica, si era seduta sulla terra nera e aspettava.”
Bear Krustowsky