LA RESISTENZA DELLE DONNE
Benedetta Tobagi
TRAMA
Le donne furono protagoniste della Resistenza: prestando assistenza, combattendo in prima persona, rischiando la vita. Una «metà della Storia» a lungo silenziata a cui Benedetta Tobagi ridà voce e volto, a partire dalle fotografie raccolte in decine di archivi. Ne viene fuori un inedito album di famiglia della Repubblica, in cui sono rimesse al loro posto le pagine strappate, o sminuite, le pagine che vedono protagoniste le donne.
RECENSIONE
Con questo libro Benedetta Tobagi si è aggiudicato il Premio Campiello 2023 e lo ha dedicato ‹‹a tutte le donne che resistono, che non hanno voce e che spero possano trovarla nei libri».
Titolo significativo e scelta calzante dell’autrice perché in esso è racchiuso il senso del libro: La resistenza delle donne. Non “Le donne della resistenza”: il libro, infatti, dà voce e spazio, sottolineando l’importanza del loro ruolo, alle donne che hanno assunto all’indomani della Seconda guerra mondiale una funzione nuova; per la prima volta nella storia le donne sono protagoniste, tante e di ogni estrazione sociale, e il 25 aprile 1945 si rifiutano di uscire da comparse, come tanti vorrebbero. Comincia per esse quella lotta resistenziale che continua ancora oggi, fra corsi e ricorsi della liberazione femminile.
Nel libro, da una parte, l’autrice racconta come mogli e madri e figlie si impegnano, a partire dall’8 settembre 1943, per proteggere quei ragazzi sbandati, in fuga, ancora confusi, affamati e infreddoliti. Li curano, li nascondono ai tedeschi, li rivestono cucendo coperte e stoffe ramazzate ovunque, nell’estrema povertà in cui la guerra ha ridotto tutti.
Dall’altra parte, però, il bisogno di opporsi ai nazifascisti diventa necessità di rivendicare una propria identità, che le brigate partigiane – le bianche cattoliche che vedono la donna esclusivamente mamma, ma anche le rosse che nei confronti del femminile, come confermerà poi la storia di Iotti/Togliatti, mantengono una forte diffidenza – spesso non sono pronte ad accettare.
È da questa premessa, da questo primo atto di opposizione alla prevaricazione che nasce lo spirito più profondo ed autentico della futura resistenza delle donne. Che anche successivamente, quando nel centro-nord si costituiranno le formazioni di giovani combattenti, guidate da uomini, si affiancheranno ai gruppi, indossando pantaloni, rompendo i tabù millenari che le volevano in gonne, sfidando maldicenze e divieti familiari. E rappresenteranno anche un importantissimo aiuto, col rischio della vita, nel creare collegamenti, nel fornire armi e volantini alle varie bande partigiane, nel dare generosamente cibo, nascondiglio e supporto ai gruppi o ai singoli sbandati.
Ma, come costantemente evidenziato da Benedetta Tobagi, nonostante questa straordinaria impresa, mai viene meno la convinzione, caratterizzante l’atavica società patriarcale e molto radicata in Italia, della ovvia inferiorità femminile. Se solo indicativo è il termine di staffette per le donne che agiscono nei collegamenti, ritenuto più adatto di quello di portaordini utilizzato per gli uomini, più gravi e mortificanti sono le imposizioni di comportamenti e doveri. Nelle sfilate vittoriose non si vorrà che le donne partecipino, è giudicato improprio l’abbandono della gonna per indossare i pantaloni, i mariti rimprovereranno duramente le mogli per mancanze nei lavori di casa e lo stesso PCI affonderà le critiche per comportamenti ritenuti troppo liberi. Purtroppo, è una situazione alla quale le donne stesse finiscono per assoggettarsi, che addirittura introiettano e alla quale in molti casi tornano a sottomettersi dopo la grande avventura di libertà vissuta nella resistenza.
Benedetta Tobagi, anche attraverso un ricco corredo fotografico in bianco e nero, racconta le storie di Lenuccia nelle Quattro giornate di Napoli, di Rosetta che fa da collegamento con la Spagna e la Francia, di Piera la futura nuora di Piero Calamandrei, di Tina Anselmi che a 16 anni vede impiccati in piazza a Bassano del Grappa 43 ragazzi e decide che non può stare ferma ad aspettare che tutto finisca, di Carla Capponi discendente di Virginia Woolf, di Ada vedova di Piero Gobetti che è fra le prime a voler fondare una compagine partigiana femminile, i Gruppi di Difesa della Donna, di Mariassunta Fonda Gaydou che lascia il fidanzato quando lui non vuole più lottare in montagna.
Il 2 giugno 1946 per la prima volta le donne avrebbero avuto il diritto al voto. Da lì si è ripartite ancora una volta in una Resistenza che per le donne non si è ancora fermata.
Autrice: Benedetta Tobagi
Editore: Einaudi
Pagine: 376
Anno di prima pubblicazione: 2022
Genere: Saggistica
Età lettura consigliata: 18+
CITAZIONI
“Sei madre? Ti senti madre? Potresti uccidere? E dare, invece, la vita? (Dare la vita: le stesse parole per significare il mettere al mondo qualcuno e l’essere pronta a morire). Essere donna è avere la guerra dentro, sempre, da sempre”.
“Finiva per noi ragazze la trasgressione, la nostra vita non sarebbe mai più stata straordinaria”.
“Intuivo che cominciava un’altra battaglia: più lunga, più difficile, più estenuante, anche se meno cruenta. Si trattava ora di combattere non più contro la prepotenza, la crudeltà e la violenza – facili da individuare e da odiare – ma contro interessi che avrebbero cercato subdolamente di risorgere, contro abitudini che si sarebbero presto riaffermate, contro pregiudizi che non avrebbero voluto morire”.
PS