#69 LA PIAZZA DEI BOOKLOVERS

MARCEL PROUST

Il 18 novembre 1922, esattamente cento anni fa, moriva uno dei più importanti scrittori di tutti i tempi: 

Valentin Louis Georges Eugène Marcel Proust.

Figlio dell’alta borghesia parigina (la madre era la figlia di un ricco agente di cambio mentre il padre era rinomato medico), nasce il 10 luglio 1871 ad Auteil, alla periferia di Parigi. L’infanzia dello scrittore si svolge prevalentemente nella capitale francese, con ben poche concessioni alla fuga dalla città, se non durante il periodo estivo. E niente come questi momenti di svago potevano essere salutari al piccolo Marcel, affaticato da una salute malferma e fragile, oppresso dalla più tenera età da problemi respiratori. A ciò si aggiunga una non comune sensibilità interiore, subito colta dall’altrettanto sensibile madre (con cui Marcel instaurò un legame quasi morboso), che lo rendeva schivo e solitario, a dispetto del fratello Robert, certamente più solare e aperto.

Iscrittosi ad uno dei migliori licei della capitale, Marcel ha modo di entrare in stretto contattato con alcuni coetanei, rampolli delle famiglie-bene parigine, fra le quali si possono annoverare nomi di importanti politici del tempo. L’impatto per certi versi è positivo e con alcuni compagni stringe una sincera e duratura amicizia. D’altronde, è proprio al liceo che Proust, accanto alla vocazione letteraria, scopre il gusto, tutto letterario anch’esso, di entrare nei salotti parigini, rivelando una innata propensione alla vita di società ed una straordinaria capacità di affascinare quell’uditorio, magari un po’ frivolo, che di volta in volta si trovava ad affrontare.

I primi frutti dell’attività letteraria di Proust arrivano nel 1892, quando si inserisce come collaboratore nella rivista “Le Banquest”, fondata da un gruppo di amici, tra cui Jacques Bizet, Daniel Halévy, Robert Dreyfus e Leon Blum. Sono gli anni, fra l’altro, in cui scoppia il caso Dreyfus, il capitano ebreo arrestato con l’accusa di spionaggio e complicità con la Germania, un vero e proprio caso di linciaggio moderno a mezzo stampa. Proust, agli occhi della Storia, ha l’onore di essere fra quelli che difesero, oltretutto con grande energia, lo sfortunato capitano.

Nel 1896 esce il primo libro dello scrittore “I piaceri e i giorni”; si tratta di una raccolta di novelle; allo stesso tempo, però, si dedica anche alla stesura di un grande romanzo, rimasto incompiuto “Jean Santeuil”, vero e proprio canovaccio per la successiva, gigantesca, “Recherche”. Parallelamente a tutto ciò, non dimentica la prediletta pratica della critica letteraria, svolta con acume e gusto imepccabili.

Lo scoppio della prima guerra mondiale, nell’agosto del 1914, coinvolge e sconvolge il mondo e le amicizie di Proust; alcune delle persone a lui care muoiono al fronte; il fratello Robert è in prima linea come medico e rischia la vita in più di un frangente. A Parigi, Proust continua a lavorare al suo romanzo, apparentemente estraneo e indifferente alla tragedia che lo circonda, su cui invece lascerà delle pagine stupende ne “Il tempo ritrovato”. Da qui in poi, la vita sempre più segregata e solitaria di Proust sembra scandita solo dal ritmo della sua opera. I vari volumi escono con regolarità, accolti con attenzione dalla critica.

Proust, sempre più isolato, sta terminando la revisione definitiva della “Prigioniera” quando, nell’ottobre del 1922, si ammala di bronchite. Rifiutando qualsiasi assistenza medica, a dispetto delle insistenze del fratello Robert, cerca di resistere agli attacchi della malattia, particolarmente violenti e acuiti dall’asma, e continua la stesura della “Fuggitiva”, che riuscirà a portare a termine. Si spegne a Parigi il 18 novembre 1922.

ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO 

(À la recherche du temps perdu) 1909-1922

L’opera è suddivisa in sette volumi:

  • Dalla parte di Swann (1913)
  • All’ombra delle fanciulle in fiore (premio Goncourt, 1919)
  • I Guermantes (1920)
  • Sodoma e Gomorra (1921-1922)
  • La prigioniera (1923)
  • La fuggitiva o anche Albertine scomparsa (1925)
  • Il tempo ritrovato (1927)

In Dalla parte di Swann Proust ha inserito un vero e proprio “romanzo nel romanzo” con il titolo Un amore di Swann.

SINOSSI

Prima parte: La strada di Swann (1913) – Du côté de chez Swann
– in alcune traduzioni Dalla parte di Swann
Marcel, protagonista e narratore, assecondando fortuite associazioni della memoria, rievoca l’atmosfera di Combray, cittadina di provincia dove ha trascorso molte estati della sua infanzia negli anni 1883-92. Riemergono la figura della madre, della nonna, della zia Leonia e le lunghe passeggiate fino ai possedi-menti dei duchi di Guermantes, lontani e quasi irreali, o lungo la strada che porta dagli Swann. Qui in una casa circondata da un giardino straordinario in un’atmosfera quasi fiabesca vive Swann con la deliziosa Gilberte, primo amore di Marcel. Gilberte è figlia della ex cocotte Odette de Crécy e di Swann che l’ha sposata, scandalizzando la migliore società parigina.

Seconda parte: Un amore di Swann
– Con un salto temporale all’indietro (1877-78) e spaziale (Parigi) si racconta la violenta passione esasperata della gelosia di Swann per Odette. Lo sfondo è il salotto dei Verdurin, ricchi borghesi con aspirazioni intellettuali.

All’ombra delle fanciulle in fiore (1919) – À l’ombre des jeunes filles en fleurs
– Marcel racconta la sua adolescenza parigina, l’incontro con lo scrittore Bergotte e l’attrice Berma (1893-95). Durante l’estate si reca con la nonna a Balbec, grande spiaggia alla moda sulle coste della Normandìa, e qui conosce il giovane Robert de Saint-Loup, imparentato con i Guermantes, e suo zio il barone Charlus. Spenta ormai l’infatuazione per Gilberte fa amicizia con le “fanciulle in fiore” Andrée, Rosamonde e la bellissima Albertine Simonet (1887).

Guermantes (1920) – Le côté de Guermantes
Spesso tradotto La strada dei Guermantes – A Parigi Marcel, che lo ha lungamente desiderato, è finalmente introdotto nel mondo dei Guermantes, l’aristocratico mondo del Faubourg Saint-Germain. Conosciuto da vicino questo ambiente si rivela mediocre, privo di quell’aura fiabesca di cui l’aveva rivestito l’immaginazione, un mondo dove malignità e pettegolezzi s’intrecciano a discussioni di letteratura e politica. S’innamora della duchessa di Guermantes. Conosce la giovane attrice Rachel, amata da Robert e frequenta il salotto di Mme de Villeparis. Muore la nonna.

Sodoma e Gomorra (1921-1922) – Sodome et Gomorrhe
– Marcel rievoca il fascino e le ambiguità del mondo dell’aristocrazia parigina, testimoniandone la disgregazione. Apprende che Charlus è omosessuale e narra le vicende dell’amore di Charlus per il violinista Morel. In seguito ad un ritorno a Balbec l’amicizia per Albertine si trasforma in un’intensa passione, nonostante sospetti che anch’essa sia moralmente corrotta. Quando viene a sapere che Albertine ha avuto rapporti omosessuali con Mile Vinteuil decide di riportarla a Parigi (1887-1900).

La prigioniera (1923, postumo) – La prisonnière
– Albertine e Marcel vivono insieme a Parigi. Vittima di una morbosa gelosia, Marcel tiene Albertine quasi segregata in casa. La ragazza ha comunque una sua vita su cui Marcel cerca d’indagare. Il sospetto ch’ella ami le donne, le menzogne e le scenate di gelosia rendono la convivenza impossibile.

Albertine scomparsa (o La fuggitiva, 1925, postumo) – La fugitive o Albertine disparue
– Albertine fugge e muore per una caduta da cavallo. Marcel sprofonda in una dolorosa sofferenza fatta di ricordi da cui a fatica riesce a liberarsi, anche perché l’immaginazione alimenta una gelosia postuma. Ma il tempo cancella tutto e dopo un soggiorno a Venezia Marcel s’innamora di una giovane che scopre essere Gilberte. Questa sposa Saint-Loup.

Il tempo ritrovato (1927, postumo) – Le temps retrouvé
– Scoppia la prima guerra mondiale e nella Parigi bombardata l’ascesa degli arrivisti non ha limiti e Mme Verdurin, esempio di volgare snobismo, diviene principessa di Guermantes. Ritornato a Parigi, dopo alcuni soggiorni in una casa di cura, Marcel ritrova gli amici del passato quasi irriconoscibili per l’opera devastatrice del tempo. Durante un ricevimento a casa dei Guermantes circostanze fortuite destano in lui un vivo ricordo del passato, che gli procura sensazioni d’improvvisa felicità. Guidato da questa memoria involontaria Marcel decide di scrivere per ritrovare se stesso e il tempo perduto. La letteratura, che egli aveva considerato sin dalla giovinezza meta della sua esistenza, di-venta luogo privilegiato nel quale dare senso alla propria vita salvandola dell’oblio.

Collocata tra i più grandi capolavori universali della letteratura, oltre ad essere – a oggi – l’impresa letteraria più corposa al mondo, l’opera permette a Proust di ripercorre la propria vita e il tempo passato, cercando di riportarlo a sé attraverso il narrarne le tappe. Quello che più chiaramente emerge nel suo pensiero sono due tipi di memoria – strumento necessario a ritrovare il tempo perduto: quella volontaria e quella spontanea. Alla prima, si attinge riesumando ricordi, compiendo collegamenti, ragionando. La seconda è quella che in realtà ci restituisce vecchie sensazioni attraverso nuove sensazioni. Ovvero, un profumo, un sapore, possono riportarci indietro nel tempo facendoci rivivere qualcosa mediante i sensi, appunto.

Un’opera senza dubbio impegnativa, enciclopedica, immensa; un viaggio difficile che molti di noi hanno iniziato a compiere da giovanissimi lettori e lettrici, proprio perché l’Autore è inserito nel canone della letteratura mondiale, comparabile agli immensi e contemporanei James Joyce e Thomas Mann. Un linguaggio complesso, minuzioso e raffinato, una trama articolata e a tratti informe.

Eppure, con una lettura paziente, ci si accorge che Proust parla direttamente al lettore, non gli fornisce solo insegnamenti, conoscenze, rielaborazioni concettuali. Comunica con il pubblico che sa intercettare il suo ritmo, con disposizione d’animo e sensibilità.  Un ritmo a lui proprio, quello del pensiero, della memoria, dell’intimità. Un ininterrotto flusso di coscienza e un irrefrenabile gusto per la ricerca, per la scoperta.

NON SOLO MADELEINE…

E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla? (Dalla parte di Swann)

Vidi gli alberi allontanarsi agitando disperatamente le braccia, come se dicessero: Quello che non riesci a sapere da noi oggi, non lo saprai mai più. Se ci lasci ripiombare in fondo alla strada dalla quale cercavamo di issarci fino a te, tutta una parte di te stesso che noi ti stavano portando cadrà per sempre nel nulla. […] ero triste come se avessi perduto un amico e fossi morto io stesso, come se avessi rinnegato un morto o, imbattutomi in un dio, non l’avessi riconosciuto. (All’ombra delle fanciulle in fiore)

Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico da offrire al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso . (Il tempo ritrovato)

Si ama solo ciò che non si possiede del tutto. (La prigioniera)

Una delle più recenti edizioni integrali:

Editore: Newton Compton Editori

Collana: Grandi tascabili economici. I mammut

Anno edizione: 2020

Pagine: 2608 

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